Ritengo che la pittura di Gian Paolo Giovannetti dovrebbe essere presentata da
un critico d'arte ben più qualificato di me. Io sono solo un pediatra che, per
ragioni professionali, ha avuto l'opportunità di avvicinare numerosi grandi artisti
contemporanei, di diventarne amico e di poter coltivare così la sua grande
passione per l'arte. Avevo già visto in passato alcune opere di Giovannetti,
ma una notevole impressione ha suscitato in me una visita al suo studio di
Fabiano. Ho potuto così conoscere più da vicino l'uomo e ho potuto vedere l'artista
inserito nei luoghi in cui si è formata l'idea germinale delle sue
opere.
Bisogna veramente conoscere l'uomo Giovannetti, il suo entusiasmo, la sua
ritrosia, la disarmante innocenza, per poter capire i suoi quadri. Giovannetti
è un raro esemplare di artista di una razza genuina e di un ambiente ormai
scomparsi, sommersi dalle pose dei falsi esistenzialisti e dai carrieristi.
Certamente l'opera d'arte esaurisce in se stessa il proprio significato.
Tuttavia, per comprenderla meglio, è necessario conoscere la poetica
dell'autore, le motivazioni da cui si origina, le intenzioni e le circostanze
che l'hanno fatta nascere.
Gian Paolo Giovannetti ha le radici nei paesini dell'alta Versilia, dove
è nato e ha vissuto a lungo, dove ha dipinto i primi quadri e dove ancora
vivono la madre, i parenti, i vecchi amici. In quei paesi dai nomi
suggestivi per noi versiliesi - Giustagnana, Fabiano, Azzano, La Cappella - capita
di sentire ancora le grida dei cavatori e i boati delle mine dalle cave; paesi
arroccati su pareti ripide in mezzo ai boschi di castagni, dominati dalla
sagoma imperiosa dell'Altissimo.
La pittura di Giovannetti è strettamente connaturata con questo ambiente.
I suoi quadri evocano immagini e stati d'animo dell'infanzia, immagini di
inverni grigi di neve, di paesaggi melanconici fra la nebbia, di giornate
splendenti di luce filtrata dai boschi e di notti di luna colme di mistero.
La poetica di Giovannetti affonda e ricollega le sue radici al mondo
dell'infanzia e la esprime con una pittura "tradizionale", preziosa nella
qualità delle figure. Eseguite con cura, neanche tanto ingenue, tali figure
sono puntualmente riconoscibili e apparentemente di facile lettura. Questa
semplice figurazione è però densa di contenuto. Basta infatti un esame più
attento, che superi la prima fase di adesione sentimentale, per accorgersi
di quanta misura compositiva, di quale genialità linguistica e di elaborazione
pittorica siano compresi in questi dipinti. La nostra coscienza e la nostra
ragione si trovano spaesate se cerchiamo di interpretare il loro significato
recondito. Il pittore si è posto dinanzi al vero in due situazioni diverse:
una, tesa a una raffigurazione naturalistica, secondo schemi e tecniche
tradizionali; l'altra, mirante a ricondurre la visione dei luoghi natali
e delle figure a lui familiari, entro schemi che si potrebbero definire,
con molta approssimazione, simbolisti e metafisica, con una evocazione quasi
religiosa di un mondo di solitudine e di silenzio. Nelle sue opere c'è quindi
come un dualismo, un doppio movimento compositivo delle immagini: il fondo
sottilmente tonale, con riferimenti anche a toni locali, evoca l'atmosfera
valendosi di ampie stesure di grigi, di azzurri e di rossi intensi (il suo
colore preferito), e in mezzo si muovono, ma su un altro piano, quasi
sovrapposto, le figure, come a stabilire un contrappunto. Sono figure,
nature morte, animali, le volpi predilette, il nibbio, l'albero: i suoi
simboli. Trasferisce un moto romantico dell'animo in segni vividi, in
descrizioni senza giochi di gusto. Nelle sue opere si sente la determinata
ricerca della realtà legata al suo mondo, o meglio all'essenza della realtà.
Una visione attenta all'aspetto esteriore delle cose, ma anche all'immaginazione
e all'intelligenza dello spirito, un modo di dipingere che coglie sentimenti ed
emozioni, ricordi, passioni, sogni. E' una poesia semplice e per questo più
difficile e profonda; è la poesia di chi cerca un linguaggio che oggi si possa
ancora usare, che abbia un valore umano, sentimentale, senza fioritura
decoratine, senza intellettualismi fini a se stessi, senza accademia.
I personaggi e le cose sono trasfigurati in una dimensione da fiaba, circondati
da un'atmosfera intatta e incantata. I volti sono come maschere ieratiche, che
l'assenza di pittura del fondo ci fa apparire come inchiodate sulla tavola.
Il mondo onirico delle sue opere appare così magicamente reale. Ci porta i
ricordi dell'infanzia con immagini e simbologie serene e candide: gli echi
delle voci dei cavatori, i rumori degli scarponi chiodati sull'acciottolato
dei riccetti del paese, l'immagine furtiva delle volpi che da bambino ha visto
aggirarsi vicino alle case. Sono i ricordi delle notti, dei giorni, dei primi
amori, dei balli, del vino, degli amici, dei sapori e dei profumi dei boschi
dopo la pioggia. Sono i ricordi delle fola che gli raccontavano da bambino e
che impressionavano la sua fantasia.
Negli ultimi due anni Giovannetti ha sentito il bisogno di usare altri materiali
oltre l'olio, la tempera e la tela. Ha cominciato a costruire da sé i supporti
delle sue opere, ha recuperato vecchie tavole, sportelli di finestre e di mobili
che altri hanno buttato via; lui umilmente li ha raccolti e ripuliti, li ha
aggiustati, incollati, inchiodati, li ha rinforzati e aggiuntati con altri
legni e infine li ha dipinti. "Alcuni - dice - sono meglio dietro che davanti;
sembrano tabernacoli, di quelli che nelle feste del paese portavano in processione".
Sono oggetti d'uso buttati via che egli recupera dando loro una nuova vita,
una nuova dignità e dimensione di rispetto. Su quei supporti da lui preparati
e dipinti, ci lavora, ci applica dei teli di grezza juta, che incolla, inchioda,
modella e dipinge; quasi una veste alle sue figure. Le forme nascoste sotto la tela
grossolana suggeriscono suggestive curve di un corpo vivente. Non c'è nessun
significato particolare nella balla, c'è forse qualche richiamo ai volumi propri
della scultura; riaffiora la sua origine di scultore. L'uso di questo materiale
è stato, come dice lui, un "discorso maturato nell'intimo, ma che poi è venuto
fuori da sé. Ho pensato a quei volti, anche classici, accostati a queste rozze
jute inchiodate su questi materiali poveri".
In queste ultime opere non si può parlare di arte materica alla Tapies o alla
Burri, dove il materiale usato costituisce la base della qualità espressiva
dell'opera. Giovannetti ha riscattato l'oggetto di consumo, rendendolo
"protagonista" dell'immagine pittorica e plastica.
Gian Paolo Giovannetti è una espressione autentica della nostra provincia
e noi sappiamo che nella provincia nascono e si arricchiscono le vene più
spontanee, più sensibili e rigogliose dell'arte. I suoi quadri sono la sua
maniera di essere, di stare al mondo. Esprimono la sua disarmante innocenza
nella dimensione di fiaba; è vicino a tutti quelli a cui piace credere
in un'atmosfera intatta e incantata, magicamente reale. Sotto l'aspetto
umano è una visione di grande interesse per tutti coloro che hanno l'animo
aperto a sentire le profonde emozioni suscitate dall'Arte.