"...Giovannetti è un uomo coerente, il quale ha scelto "un percorso" senza
clamori, fatto di lavoro e di contenuti profondi, che se da una parte attingono
a tematiche proprie della sua gente (le cave, le volpi, i muri corrosi dal
tempo...), in verità ha certe radici innestate nella psicologia toscana del
Rinascimento.
Il suo è un viaggio nella memoria, che d'improvviso nei segnali contemporanei,
balza davanti ai nostri occhi in tutta la sua chiarezza; è un uomo del suo tempo,
che conosce e riconosce le tradizioni, l'ansia nell'andare avanti, la scoperta
improvvisa, la poesia.
I ritmi che confluiscono nelle "Tavole dipinte" presentate quest'anno, sono un
assemblaggio di impulsi e di resistenze che confluiscono armoniosamente nella
sua conclusione artistica. Dietro le sue opere d'arte, ci sono i "precedenti"
e le "tradizioni", col contenuto che si unisce alla forma.
Basta un'occhiata per capire che il suo impegno nasce da lontano, come lontano
sta andando il suo messaggio d'arte, asse continua e vitale in quella comunità
entro la quale egli recita una parte importante ..."
Quella Fabiano che annota sulle tele è veramente connessa a una realtà evidente e quasi teatrale: la piazza del cavatore, comunemente denominata "delle chiacchiere", per Giovannetti è sempre stata il palcoscenico e il termometro degli umori, delle passioni, delle speranze di uomini, donne o bambini; tutti con una identità da protagonisti, con un ruolo ben definito. Il tempo, è naturale, ha cambiato i volti, i personaggi, ma Giovannetti, "il pittore", torna puntualmente tra quei muri antichi levigati dal sole e dalla pioggia perché la sua scelta di vita è legata, nonostante tutto, a quei luoghi crudi e lirici al contempo.
[ ... ] Le "piccole-grandi cose" portate in colore, in certi casi hanno una matrice versiliese specialmente nei poetici gruppi di case morbidamente interpretati negli azzurri, nei verdi, nei grigi che spesso hanno il filtro del ricordo. In altre occasioni Giovannetti si immerge nei meandri della tradizione toscana della pittura rigorosa, travalicando il dato tecnico e assurgendo a contenuti inquietanti: le sue figure paiono estranearsi dal tempo e dallo spazio, ma indubbiamente esse risentono degli interrogativi e delle risposte che egli ha in sé. È stupenda questa sua avventura che dura da così tanti anni. Del passato Giovannetti ha mantenuto l'entusiasmo interpretativo, il desiderio di portare avanti un proprio discorso; oggi lo vediamo artista completo [ ... ].
Ho incontrato Gian Paolo Giovannetti nell'agosto del '72 - se ben ricordo - grazie al poeta dialettale Silvano Alessandrini che l'aveva definito "il pittore del rosso" per via delle coloriture predilette nella stesura dei quadri d'allora: figure femminili ben inserite nel paesaggio. Siamo poi diventati amici, e con lui ho imparato a conoscere il piccolo paese di Fabiano, che in un certo senso è divenuto un simbolo guida della sua pittura, punto di partenza e di arrivo per riflessioni pittoriche che, nelle sue mostre personali, egli ha eloquentemente intitolato: "La donna, i cavatori", "I protagonisti della terra rossa" "I muri viventi", "Interventi poetici e pittorici nelle grandi dimensioni", "Poetica e dramma degli uomini dal volto antico", "L'uomo dietro il colle di marmo", "Il volo del nibbio", "Fabiano: una notte vedendo le volpi giocare", "Il tempo e la memoria", "La luce e l'ignoto".
È anche scultore avendo lavorato per vari anni presso lo Studio di Enzo Pasquini, a Querceta, ed è autore del Monumento ai Caduti di tutte le guerre che si trova ad Azzano, non lontano dal Monte Altissimo; ha frequentato l'Istituto Statale d'Arte "Stagio Stagi" di Pietrasanta e l'Accademia di Belle Arti in Carrara, in cui la vicinanza a Franco Miozzo, Ugo Guidi e Pier Carlo Santini ha giocato un ruolo notevole nelle sue scelte esistenziali.
Tuttavia, è bene evidenziarlo, Gian Paolo Giovannetti non è un artista "locale" nel senso restrittivo del termine. Il suo viaggio culturale affonda infatti sia nelle forti radici native, sia in quella visione toscaneggiante partita da lontano, tramite i grandi della storia dell'arte, arricchita da stimoli vari, quali lo studio di Modigliani e certi soggiorni attivi ad Aliano, il paese di Carlo Levi dove sono nati quadri chiarissimi ebbri di luce. È uno stile di vita - il suo - nelle frequentazioni e conoscenze con Silvio Belli, Fidia Arata, Giorgio Giannelli o con i non dimenticati Silvano Alessandrini, Vinicio Berti, Vittorio Grotti (che organizzò un significativo momento per la donazione al Cardinale Baggio di un suo "Cristo cavatore", oggi in Vaticano), che corrisponde pienamente a quanto esprime dipingendo. Così il lirismo venato di malinconia si unisce a certi segnali d'una attualità che lo vede partecipare culturalmente e socialmente, segnali che si amalgamano a tematiche per qualche verso legate al passato, ma strumenti di riflessione anche ai nostri giorni: nascono così i disegni e i dipinti eseguiti per gli Sbandieratori del Palio di Querceta, per il Gruppo Filatelico Numismatico Versiliese nelle celebrazioni della Resistenza, per l'ACAT o per illustrare libri e periodici.
Il filo conduttore - sottile ma forte - è in Gian Paolo Giovannetti il tempo: tempo come palcoscenico-memoria che vede il racconto del quotidiano vissuto con intensità dagli uomini, dalle donne, dai bambini, partecipi nei loro momenti di un qualcosa "che viene sempre da lontano" e la staticità voluta di alcune espressioni si connette intimamente alla sua psicologia, come se egli stesso si immedesimasse in quell'osservatore pensoso che si distacca per un attimo dal lavoro di cava o dal vario fare quotidiano. All'intorno "segnali" di libertà, colombe, mucchi di fieno e volpi ampliano il racconto fattosi immagine che periodicamente rinnova le emozioni, sia con i rossi accesi che si calano nella trama del dipingere un volto, sia con l'intensità divenuta segno delicato quale omaggio per quel mondo al quale sente di appartenere pienamente, dove la gioia e la spensieratezza "delle luci accese" nelle feste coi balli in piazza e armonie e canti popolari, si uniscono ai rettangoli di luce e ai brillii da lontano dell'alzata a notte fonda per il lavoro di cava.